“Una cagnolina non vola mica”: chiacchierata con Mariano Sabatini

“Una cagnolina non vola mica”, Mariano Sabatini

Chiaredizioni  2021

Pagg 110

€ 12,90

Audio intervista a Mariano Sabatini “Una cagnolina non vola mica”

Ci sono storie vere che sembrano fiabe e se le incontra sul suo cammino uno scrittore finiscono inevitabilmente col diventare fiabe “vere”.

E’ quanto succede con “Una cagnolina non vola mica”, storia vera di una cagnolina di nome Eimì (dal greco antico: “Io sono”), che Mariano Sabatini, scrittore (ma anche giornalista, critico televisivo, conduttore radiofonico, autore di programmi televisivi e radiofonici di successo, e altro ancora) conosce molto bene e ha trasferito su carta quasi per caso: infatti, è a seguito della richiesta di una amica che gli “commissiona” una storia per ragazzi da regalare agli invitati alla Cresima del figlio che Sabatini racconta di questa cagnolina, viva per miracolo e poi per fortuna accolta in una casa e in una famiglia sicure; lo fa, Sabatini, procedendo con delicato passo fra le cose semplici, quotidiane, comuni eppure straordinariamente intense, che ben conosce ogni umano che accolga in casa sua un animale (cane, gatto o altro poco importa), magari salvandolo da una vita miserevole e una fine atroce.

Una fiaba, dunque, nella quale non ci sono principi e principesse, ma mostri che fanno del male ai più deboli ed eroi che salvano creature innocenti sì; a raccontarla è la protagonista, che esiste davvero e davvero si chiama Eimì, davvero è stata salvata da persone generose e davvero ha trovato in una famiglia, quella di Mariano Sabatini, tanto amore che ampiamente ricambia (come ben immaginano, lo ripeto, tutti coloro che abbiano aperto casa e cuore anche ad una sola di queste creature).

Sabatini si schermisce quando si parla di questo racconto come di una fiaba e, del resto, “Una cagnolina non vola mica” rappresenta il suo debutto nel tutt’altro che facile settore della narrativa per ragazzi: ma l’accoglienza riservatagli dai “suoi piccoli lettori” in occasione delle prestigiose presentazioni torinese e romana del libro, qualche settimana fa, toglie ogni dubbio sulla bontà di questo esordio letterario.
Presto, come si scoprirà leggendo, nella nuova famiglia di Eimì arriverà un altro componente, il cane Potter, … ma questa è un’altra storia: e chissà se Sabatini, fra un noir di successo (sua la fortunata serie di “Malinverno”) e un saggio di altrettanto successo (“Scrivere è l’infinito” la sua precedente e apprezzata pubblicazione) si cimenterà nuovamente con la narrativa per i più giovani lettori, scegliendo di raccontarla…

L’AUTORE:

MARIANO SABATINI, giornalista, critico televisivo e letterario, conduttore radiofonico e scrittore, giovanissimo inizia a collaborare con Luciano Rispoli in qualità di autore del programma “Tappeto volante” e , successivamente, di “Parola mia”. Parallelamente si dedica alla critica cinematografica e televisiva collaborando con numerose testate giornalistiche e importanti emittenti nazionali, anche in qualità di conduttore. Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini lo hanno inserito nel Catalogo dei viventi 2009. Nell’ambito del Festival della Letteratura 2013 è stato insignito del Premio Città di Giulianova.

Da fine 2019 dirige con Divier Nelli la casa editrice Polillo Editore.

Ha pubblicato numerosi saggi (La sostenibile leggerezza del cinema – Edizioni Scientifiche Italiane 2001, Trucchi d’autore – Nutrimenti 2005, Vi racconto Montalbano – Datanews 2006, Altri trucchi d’autore – Nutrimenti 2007, Ci metto la firma, Aliberti 2009, L’Italia s’è mesta – Giulio Perrone 2010, È la TV Bellezza, Lupetti, 2012), Scrivere è l’infinito (Vallecchi Firenze, 2021)

Ha debuttato nella narrativa con il noir L’inganno dell’ippocastano (Adriano Salani Editore, 2016), Premio Flaiano e Premio Mariano Romiti opera prima 2017, seguito da Primo venne Caino – Adriano Salani Editore 2018, vincitore del Premio Internazionale di Letteratura Città di Como 2018, del Premio Logos Cultura Milano International 2018 e del Premio Letterario GialloCeresio 2019.
“Una cagnolina non vola mica” (Chiaredizioni, 2021) è la sua più recente pubblicazione.

Ecco l’intervista a Mariano Sabatini, il cui sonoro trovate in alto, nella sezione audio di questa pagina.

Canzone consigliata: “Tobia”, Zucchero.

Giancarla: Ogni promessa è debito. Mariano Sabatini, quando ci siamo sentiti, qualche mese fa, per parlare del suo imperdibile lavoro dedicato ai segreti degli scrittori, anticipandone l’uscita aveva promesso che avrebbe parlato con noi di una sua nuova esperienza narrativa e letteraria. Mariano è uomo di parola d’onore ed eccolo qua: ben ritrovato!

Mariano Sabatini: Grazie! Anche tu sei donna di parola d’onore, ci troviamo bene.

G.: Questo sicuramente, ma ero anche molto curiosa perché, come vedremo e come anticipato, è un Mariano Sabatini diverso quello che troviamo in questo libro. Cominciamo dai nomi, che sono sempre importanti, ma in questo caso lo sono a maggior ragione: come si chiama la protagonista, nonché voce narrante?

 M.S.: Eimì, che in greco significa io sono. La protagonista è una cagnolina, oggi di otto anni ma che quando inizia il libro deve ancora nascere, è nel ventre della mamma; è una trovatella alla quale mia figlia (e così svelo l’arcano autobiografico) ha voluto dare il nome di Eimì perché in quel periodo studiava greco antico. Significando io sono, per una bestiola che è stata abbandonata e ha avuto traversie non indifferenti, ci sembrava una bella dichiarazione di esistenza e di imposizione della propria personalità.

G.: E anche del diritto di vivere e vivere bene, no? “Io sono” come affermazione dell’essere.

M.S.: Bella questa cosa! “Diritto di vivere e vivere bene”: gli animali purtroppo vengono utilizzati spesso per i loro doveri . Pensa ai cani molecolari che hanno coadiuvato i soccorsi a Ravanusa, o gli asinelli che trasportano grandi pesi, o a tutti gli animali che vengono utilizzati a nostro piacimento: per loro esistono doveri, ma diritti pochi. E’ bello che invece si parli dei diritti degli animali: forse non dobbiamo dimenticare che anche noi apparteniamo al mondo animale.  

G.: E, per altro, tra di noi ci sono degli animali per tante ragioni terrificanti.

M.S.: Come diceva Orwell, “… tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”… Un libro di cui suggerirei la rilettura è “La fattoria degli animali”.

G.: Sicuramente: adesso lasciamo perdere anche i maiali che girano …

M.S.: I maiali sono animali bellissimi.

G.: E molto intelligenti.

M.S.: Nella realtà sono puliti, ma noi li teniamo nella sozzura e nella fanga, come si dice a Roma.

G.: Dunque, la protagonista Eimì-Io sono si scopre man mano, nel senso che scopre se stessa fin dal momento del concepimento e poi, man mano, riesce a trovare la sua identità… canina.  A proposito di nomi, hai scelto due nomi particolari per coloro che salveranno questa cagnolina, destinata come gli altri cuccioli a una fine orribile.

M.S.: Letizia e Angelo: Letizia è una delle due ragazze che l’hanno materialmente salvata dalla discarica dove fu buttata insieme ai fratellini cuccioli. Mi fa piacere citarle: sono due ragazze pugliesi (la cagnolina era in Puglia), Maria Teresa Lanzillotti e Antonella Solomita; poi c’è Angelo, il veterinario che li ha salvati da morte certa, perché nella spazzatura, fra i topi che cercavano di mangiarli, si sono tutti ammalati molto seriamente. Nel libro tutto questo è raccontato in forma di fiaba (anche se questa non è propriamente una fiaba): a poche ore dalla nascita sono stati strappati alla madre e buttati via. Queste ragazze li hanno recuperati, salvati, allattati, facendo loro da “mamma”. Questo significa che i cuccioli non hanno avuto, se non per pochissimo tempo, l’imprinting materno e infatti Eimì tuttora fatica ad identificarsi col suo genere di appartenenza canino: è più umana che cane, e il suo smarrimento in mezzo ad altri cani è tangibile.

G.: …Perché Eimì, come hai già anticipato, esiste veramente e veramente si chiama così; è stata realmente accolta in una famiglia con un papà affettuosissimo e due meravigliose ragazze (e stiamo parlando della tua famiglia), ma si sente di essere qualcos’altro, perché vorrebbe…volare… Come può essere?

M.S.:  Proprio per quello che dicevo. Ho sempre notato la sua curiosità verso il cielo: lei guarda molto spesso in alto, sia alla finestra, sia quando siamo al parco, a Villa Pamphilii, e quindi ho immaginato che volesse volare. E’ una cagnolina piena di paure, di angosce: ha paura delle buste di plastica, dove era stata chiusa, ha paura dei rumori dei motori, dei tuoni e dei lampi che le ricordano la notte in cui fu abbandonata, ha paura dei fuochi d’artificio. Un uccello quando ha paura dispiega le ali e vola via: siccome questa è una autobiografia a quattro zampe in cui ho prestato la tastiera ai suoi pensieri e alle sue riflessioni ed è lei che si racconta, ho immaginato nella finzione fiabesca che lei desiderasse volare. In realtà, il desiderio del volo è insito nell’uomo ma evidentemente anche nella natura canina, perché lei insegue gli uccelli e poi si volta a guardarmi come a dire: “Ma perché loro se ne vanno via e invece io non posso?”. E allora Marco, il protagonista, le risponde “: …Ma una cagnolina non vola mica..!”.

G.: …Da cui il titolo di questa che tu hai de finito “quasi una fiaba”: perché “quasi”? E’ una fiaba, anche se racconta la realtà, per fortuna a lieto fine…

M.S.:  Diciamo che ho molto rispetto del genere narrativo fiabesco: forse in questa mia storia manca l’elemento fantastico per essere definita una fiaba. E’ più una fiaba classica moraleggiante, alla Fedro o Esòpo, non una fiaba come l’hanno intesa i fratelli Grimm o Andersen. Prima citavo Orwell: ecco, è una storia metaforica che sì, parla di un animale, una cagnolina, però molte delle cose che riferisco a lei, pur rispettando la natura canina (ho letto molti libri di etologia e vita dei cani, anche da bambino), si attagliano anche ai comportamenti umani. Però sì, possiamo anche considerarla una fiaba.

G.: Come è stato scriverla?

M.S.:  Molto difficile: le mie cose sono sempre molto difficili, sono parti cesarei, mai parti naturali; sono sempre …”senz’olio controvento”, per citare un libro di Rita Levi Montalcini, cioè sono sempre difficoltose le mie narrazioni, tant’è vero che avevo lasciato a metà il mio dattiloscritto. Per fortuna lo aveva letto la mia amica Raffaella che, nel momento in cui suo figlio Mattia (il piccolo principe moro cui il libro è dedicato) doveva fare la Cresima mi ha praticamente intimato di terminare la storia perché voleva allegare il librino alle bomboniere. Questo ha fatto sì che finissi il racconto e poi lo proponessi a Chiaredizioni.

G.: Queste tue parole ci ricordano, ancora una volta, il rispetto che nutri per la scrittura: le tue incertezze, che poi vengono assolutamente cancellate dal riscontro dei lettori, rivelano un pudore che nasce dal rispetto della materia.

M.S.:  …Chiamalo pure terrore… Non è pudore: è il terrore di non farcela, di non essere all’altezza… E’ bello che tu lo ammanti di nobiltà, ma… ecco: in questo io mi sento uguale ad Eimì. Avendo avuto un’infanzia in lotta con gli adulti, spesso sconfessato dagli adulti stessi, io sono rimasto quel bambino che fa fatica a dire “Io sono”.

G.:Grazie anche di questa spiegazione. A proposito di pubblico: stavolta ti sei rapportato ad un pubblico difficilissimo. Sei un giornalista, un saggista, sei uomo di televisione, di critica radio televisiva e cinematografica, sei un narratore noir (ricordiamo “Malinverno”), ma forse mai come in questo caso hai avuto timore dei tuoi lettori. O sbaglio?

M.S:  Eh, no, non sbagli: ho provato vero e proprio panico (cosa che non mi succede mai) a Torino, di fronte a non so quanti bambini, la grande sala era strapiena; mentre affronto con grande disinvoltura la radio, la televisione e il pubblico adulto nelle sale, i bambini mi facevano e mi fanno paura, però imparo abbastanza in fretta. A Torino avevo accanto Carolina Benvenga, una conduttrice di RAI YO-YO, che mi ha molto aiutato e dalla quale ho molto imparato: il segreto è fare una presentazione dialogata, coinvolgerli molto, fare domande e poi fanno tutto loro. Infatti la seconda presentazione, a Roma, a “Più libri, più liberi”, è andata molto bene: era una trentina di bambini e vederli arrivare tutti composti, con gli insegnanti, è stata una grande emozione. In questo secondo appuntamento sono stato molto più bravo e mi sono goduto l’emozione che si rinnova nel rapporto con loro, perché (e questa è una cosa che auguro a tutti gli scrittori) mentre nelle presentazioni per gli adulti, alla fatidica domanda “Avete qualcosa da dire?” tutti si sottraggono e magari si alzano e se ne vanno alla chetichella, con i bambini invece quasi bisogna tenerli a bada, perché sono entusiasti, hanno tante domande, vogliono condividere le loro esperienze. Poi, non ti dico nel momento del firma-copie! Tutti hanno voluto la loro copia e abbiamo fatto forti sconti perché i bambini arrivavano con pochi spicci e abbiamo fatto i salti mortali per fare avere a tutti il libro. Una grandissima amozione, veramente, che mi fa venire voglia di scrivere ancora per bambini.

G.: Oh, che bello! Mariano, tu sai che veramente tempus fugit e mai come in queste situazioni: avrei altre cose da chiederti, compreso se tu sia d’accordo con Walt Disney quando ne “La carica dei 101” dice che i padroni assomigliano ai cani ( poi ho detto padrone egià mi sto pentendo perché non è questo che intendo…).

M.S.:  Proprio su questo riflettevo. Io penso che Eimì ed io, ma anche Eimì e le mie figlie, ci apparteniamo: io la guardo e sono sempre commosso. Ah, ma poi c’è anche Potter, che entrato poi nella nostra vita e nel libro c’è, e chi leggerà saprà. Sì, i cani ci somigliano ed ho spiegato che tipo di somiglianza c’è fra Eimì e me, e mi sembra anche più significativa di quella fisica, però spesso cani e umani si somigliano anche fisicamente: mi capita spessissimo di ravvisare queste somiglianze quasi fraterne, gemellari fra cane e padrone.

G.: Mariano, non possiamo salutarci senza fare riferimento alla tua penultima fatica letteraria, “Scrivere é l’infinito”, che sta andando benissimo e io ne sono molto lieta: però dobbiamo pure ricordare che anche Malinverno, che da un certo punto di vista qui in Italia è fermo (noi ancora aspettiamo il seguito e tu ce lo fai sudare) però all’estero va di gran carriera!

M.S.:  Sì. “Scrivere è l’infinito” è andato molto bene: è arrivato alla seconda edizione e il prossimo anno pubblicherò altri due saggi per Vallecchi (uno mi sta particolarmente a cuore, ma ne riparleremo). Anche Malinverno è andato bene in Francia e ne sono molto stupito, perché è uscito nel gennaio scorso, in pieno lockdown, quando le librerie erano chiuse e comunque poco frequentate: è andato così bene che ho appena firmato il contratto per l’uscita del sequel di “L’imposture du marronnier” (in Italia, pubblicato da Salani, come “L’inganno dell’ippocastano”), che si chiama “Primo venne Caino” ma non so come si chiamerà in francese e dovrò imparane il titolo.

G.: Ne sono molto felice, Mariano, davvero. Ti ringrazio e continuo a pensare che questa di Eimì sia una bellissima fiaba che può e deve essere letta in famiglia: e speriamo veramente che ci siano poche persone cattive che fanno soffrire gli animali e soprattutto che non ci siano dei finti buoni, che acquistano o prendono cani e gatti come fossero giocattoli. Chi ha la fortuna di avere in casa queste creature, sa che privilegio sia.

M.S.:  Mi vengono i brividi mentre te lo sento dire e vorrei anche aggiungere che – scusa se lo dico- trovo un pochino immorale che si acquistino gli animali a prezzi esorbitanti (1000, 1500 euro), quando con la stessa cifra si salvano tante vite anche di cani di razza, se proprio si vuole le… griffe. Eimì e Potter li ho avuti alla modica cifra l’una di quaranta euro come contributo spese per il suo trasporto dalla Puglia, e l’altro a trentacinque euro e sono cani che non cambierei con nessun cane di razza.

G.: Sono assolutamente d’accordo.

About Giancarla Paladini

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