“Posso cambiarti la vita”: chiacchierata con Divier Nelli.

DIVIER NELLI, “POSSO CAMBIARTI LA VITA”

VALLECCHI FIRENZE, 2021

192 pagg.

€12,00

Audio intervista a Divier Nelli

DIVIER NELLI “POSSO CAMBIARTI LA VITA”, VALLECCHI FIRENZE

Perla ha sedici anni, un nome impegnativo e una vita infelice: la madre è morta precocemente, il padre è così assente che se anche fosse morto per lei non cambierebbe nulla, la nonna materna, con cui vive, la ama e la accudisce con tenerezza ma non riesce lo stesso a colmare il vuoto affettivo che fa soffrire la nipote.

Allora, a riempire quel vuoto ci pensa Perla: lo fa studiando e riempiendo il registro di bei voti; lo fa, soprattutto, riempiendo se stessa mangiando: troppo; male; in continuazione.

E più è brava a scuola e più viene insultata, e più viene insultata e più mangia, e più mangia è più è infelice, Perla, perché più mangia e più ingrassa, e più ingrassa e più i suoi compagni la disprezzano, la mortificano, la bullizzano, costruendole intorno un circolo di violenza che si allarga a dismisura anche presso chi non la conosce eppure infierisce crudelmente su di lei.

Perché le infamie viaggiano velocissime e continue sul web e così sconfinano, debordano, sommergono.

E quando la violenza dilaga impunemente tutto è motivo di odio e accanimento: persino la brillante intelligenza di Perla, i suoi ottimi voti a scuola sono causa di odio.

Tutti la umiliano: persino gli insegnanti, talvolta.

Perla legge sul web i commenti odiosi su di lei, li legge ossessivamente, e più legge e più mangia, e più mangia e più ingrassa, e più ingrassa e più la insultano.

Se almeno fosse anoressica, Perla, a scuola la guarderebbero con occhi diversi…

Perché le ragazzine anoressiche non vengono insultate, la loro magrezza incute nei coetanei una specie di ammirazione e certamente quel rispetto che, al contrario, a lei viene negato perché Perla è grassa, anzi, obesa: e questo proprio non le può essere perdonato.

Questo mondo non è fatto per quelli come lei.

Ma poi, da quello stesso web che tanto male le fa, a Perla arriva il messaggio misterioso di qualcuno che si fa chiamare Matrioska e che le dice:

Io posso cambiarti la vita: chiedi tutto quello che vuoi e ti accontenterò, a patto che in cambio tu faccia ciò che, di volta in volta, io ti dirò di fare”.

Ma chi è Matrioska? Perla accetterà la sua offerta? Matrioska davvero le cambierà la vita? E, in cambio, che cosa le chiederà?

Divier Nelli, con “Posso cambiarti la vita”, ha scritto un bel romanzo, duro, teso, crudo, inquietante, che non è nato per parlare dell’orrore del cyber-bullismo, del disagio di certa adolescenza, della disgregazione umana e morale nella famiglia e nella scuola, ma alla fine racconta benissimo che cosa sia il cyberbullismo, che cosa passi nella mente e nella vita di certi adolescenti turbati e disturbati, di che cosa succeda in famiglie inadeguate, di quanto certi adulti siano inaffidabili.

Soprattutto, Divier Nelli parla di un mondo in cui le relazioni umane e il valore stesso della vita di un individuo vengono valutati in misura proporzionale alla sua “popolarità” sui social: è il mondo dell’apparenza e non della sostanza.

E’, malauguratamente, il mondo di oggi?

L’Autore racconta padroneggiando la tecnica narrativa con maestria totale, in un continuo crescendo di tensione; il lettore, avanzando nella vicenda tutto d’un fiato, alla fine scoprirà che avrà vissuto in prima persona la storia di una ragazzina infelice, che nessuno ama: … nemmeno il lettore , forse.

E quest’ultimo, credo, sia un particolare sul quale riflettere attentamente.

DIVIER NELLI

L’AUTORE:

Divier Nelli è nato a Viareggio e vive a Firenze.

Scrittore, editor, consulente editoriale e insegnante di narrazione, ha diretto i Gialli Rusconi. Ha esordito nel 2002 col romanzo La contessa, cui sono seguiti Amore dispari , Coma e Il giorno degli orchi. Decine di suoi racconti sono apparsi su importanti riviste e antologie, tra cui Drugs (Guanda), di cui è stato anche curatore, e Moon-Cinquant’anni dall’allunaggio.

Posso cambiarti la vita (Vallecchi Firenze, 2021) è il suo nuovo romanzo.

Ecco il testo dell’intervista a Divier Nelli, il cui sonoro trovate in alto nella sezione audio di questa pagina.

Canzone consigliata: “Devi morire”, Fedez/J-Ax

GIANCARLA: Sono particolarmente felice di avere mio ospite Divier Nelli, perché il suo è un libro importante, che ho letto molto volentieri e altrettanto volentieri voglio consigliare. Ho già riassunto nella mia introduzione la trama e quindi comincerei parlando dei due protagonisti: Perla è una ragazzina infelice, obesa, che, purtroppo per lei, va benissimo a scuola e vive in una non-famiglia (come scoprirete leggendo il romanzo); e poi arriva Matrioska, una entità che possiamo immaginare maschile, femminile o neutra, che si propone di “cambiarle la vita”, in un do ut des che condurrà tutta la tesissima vicenda del romanzo. Come ti sono venuti in mente questi due personaggi così estremi e così diversi fra loro?

DIVIER NELLI: Io sogno molto e ho la fortuna di ricordarmi gran parte dei sogni che faccio: questa storia, e in particolare il personaggio di Perla, è nata in maniera un po’ strana proprio a seguito di un sogno. Ho sognato di trovarmi in una situazione di grande difficoltà e a un certo punto mi arrivavano dei messaggi, gli stessi che nel romanzo Matrioska invia a Perla: “Posso cambiarti la vita”. Al risveglio avevo già il titolo del romanzo e il suo motivo ricorrente: subito dopo sono apparsi i personaggi. E’ apparsa questa ragazzina obesa, molto intelligente e molto in difficoltà e, contemporaneamente, mi è arrivata l’idea di questa entità (mi piace che tu l’abbia così definita, perché anche io la considero una entità) che finirà col diventare l’unico “amico” di Perla, per lo meno dal punto di vista della ragazza. Perla si sente sola, ha enormi difficoltà ad affrontare il gruppo che la bullizza e Matrioska diventa la sua unica “sponda”.

G.: Fra le molte cose, mi ha colpito l’assenza di personaggi positivi, in questo libro; ho pensato addirittura che persino la stessa madre di Perla, povera donna, ha la gravissima colpa di essere morta e quindi di avere abbandonato la figlia in balia del mondo. Devo anche dire che, secondo il mio personalissimo parere che spero tu accetti, nemmeno Perla è un personaggio simpatico: la si compatisce, questo sì, però volerle bene è davvero difficile. Questo panorama umano così desolante lo hai immaginato in quanto funzionale alla storia che volevi raccontare, sei stato spettatore di questi personaggi, oppure in questo modo stai anche esprimendo un forte giudizio etico?

D.N.: Bella domanda, complessa: grazie! Partiamo dalla simpatia o antipatia di Perla. Quando scrivo penso molto a come sono le persone nella realtà: così come ci sono persone che risultano molto simpatiche anche se hanno aspetti negativi, ce ne sono altre che sono totalmente negative. Come giustamente hai detto, si può essere dalla parte di Perla, però lei non risulta molto simpatica perché facendo lezione di narrazione nelle scuole elementari, medie e superiori ho incontrato tante tipologie di ragazzi e adulti, e fra di loro alcuni erano come Perla, maschi e femmine. Cerco di non dare un giudizio mio, come autore cerco di non essere né dalla parte di Perla, né da quella degli altri personaggi: un po’ come il naturalista che in maniera distaccata vede il leone che sbrana la gazzella. Sarà il lettore a farsi una propria idea sui personaggi.

G.: …E in questo è assolutamente fondamentale la tua tecnica narrativa, e fra poco ne parleremo. Ho però una piccola curiosità: io, come molti,
grazie al suo ritmo incalzante ho letto il libro tutto d’un fiato, ma mentre leggevo mi chiedevo se scriverlo sia stato altrettanto veloce. Visto che la storia è molto potente e i personaggi sono davvero prorompenti, il libro è uscita dalla tua mente già finito o la sua scrittura ti ha impegnato molto (al di là del fatto che lo scrivere sia comunque impegnativo)?

D.N.: La storia è nata di getto: di solito, dal momento in cui ho l’idea il suo sviluppo è abbastanza veloce, poi impiego tantissimo tempo in riscritture e revisioni. Avrai notato che c’è un certo tipo di utilizzo della punteggiatura, per esempio: fa tutto parte di un percorso che ho iniziato tanti anni fa e continuo portare avanti in questi anni, cioè l’utilizzo minimal della punteggiatura, le parole precise e puntuali, restando sempre in equilibrio fra sintesi e altro che abbia più respiro.

G.… Ed è uno stile molto efficace: in questo libro il lessico, la punteggiatura, le frasi corte e sferzanti, persino i caratteri di stampa sono importanti per trasportare il lettore dentro la storia. A proposito, i lettori che cosa ti dicono?

D.N.: Beh, soprattutto mi chiedono chi o che cosa sia Matrioska, perché abbia pensato a questo personaggio, perché abbia deciso di affrontare il tema del bullismo in questo modo, … premesso che per me il romanzo non è nato come un libro sul bullismo. Io racconto una storia ed è venuta fuori Perla, che per età ed una serie di circostanze si è trovata all’interno del sistema di cyber- bullismo, ma non volevo scrivere una storia che descrivesse il bullismo e ne desse un giudizio: è una cosa che è venuta dopo, perché purtroppo fa parte del mondo di Perla, come purtroppo fa parte del mondo di tanti ragazzini.

G.:  Quindi i lettori si focalizzano anche sull’aspetto del “mistero “contenuto nel romanzo. Tu lo hai giustamente ricordato: è vero che si parla di cyber- bullismo, ma nel libro si parla di tantissimi argomenti. Perla ha gravi problemi familiari e soffre di un disturbo alimentare, ci sono le famiglie disgregate, la stessa scuola (vuoi come istituzione, vuoi come studenti, vuoi- purtroppo- come insegnanti) non esce benissimo da questo libro. Però ti chiedo: lo possiamo definire un noir?

D.N.: …Forse per la tipologia di scrittura, perché il noir vero e proprio ha altre caratteristiche: al di là del fatto che non sono affezionato ai “generi” (che servono solo a noi esseri umani, in tutti campi, per riuscire a mettere quella determinata cosa in un cassetto e riconoscerla, giusto per orientarci), direi che questo libro potrebbe essere tante cose: per esempio potrebbe essere definito un romanzo di tensione, perché all’interno c’è una certa suspence. Quindi, un romanzo di tensione sì. Noir?… Può darsi…

G.: Io l’ho pensato anche come un romanzo sociale; addirittura (e qui siamo al paradosso… ma forse nemmeno poi tanto) l’ho pensato come un romanzo storico, perché il lettore vorrebbe che si trattasse di una realtà distopica e invece tu racconti esattamente quello che succede oggi. Insomma, l’ho trovato una specie di romanzo storico dell’oggi. Giustamente al di fuori e al di sopra dei generi, tuttavia un libro ben riuscito ne raccoglie tanti e poi il lettore vi trova quello che magari sta cercando in quel momento.

D.N.: Certo: il lettore trova sempre nei libri aspetti cui l’Autore non aveva minimamente pensato. Tu hai detto: “E’ un romanzo sociale”. Pensa che su Amazon è stato inserito nella narrativa sociale

G.: …Ma davvero…? Giuro che non lo sapevo!

D.N.: Sì, veramente. E allora, parlando di generi (noir, romanzo sociale), visto che Matrioska potrebbe essere una entità di qualunque tipo, perché
Posso cambiarti la vita non potrebbe essere un romanzo di fantascienza? Matrioska potrebbe essere (e in realtà ci avevo pensato) una intelligenza artificiale. La velocità delle sue risposte non è umana: è come se Matrioska fosse, da un certo punto di vista, onnipresente nella vita di Perla e – lei se lo domanda- anche nella vita di chissà quante altre persone…

G.: In questo senso credo ci possa aiutare la copertina del libro, che raffigura una matrioska con l’espressione arrabbiata, le corna e la coda luciferine; un’altra matrioska, con l’aureola, rovesciata per terra, ha l’aria molto più dolce e rassicurante, ma sembra essere perdente. Ognuno potrà interpretare questa immagine come vorrà: le matrioske potrebbero essere due aspetti di Perla o potrebbero rappresentare la prevalenza del Male, perché chi è vittima del Male poi al Male in qualche modo si adegua, come purtroppo succede nella vita di tutti i giorni, anche nelle cose piccole. Chi subisce sgarberie diventa sgarbato (la mettiamo in questi termini per non raccontare troppo della trama). Può essere questo un tuo pensiero o, di nuovo, stai raccontando solo ciò che hai visto?

D.N.: Entrambe le cose. Sono d’accordo con quello che hai detto: purtroppo i fatti di cronaca dimostrano tutti i giorni che gli uomini che usano violenza nei confronti delle donne o della famiglia spesso a loro volta hanno subito e visto violenze nelle proprie famiglie; il loro è un dolore ricevuto, assorbito, non compreso e poi “restituito”, purtroppo.

G.: Ho letto un po’ di dati sul cyber- bullismo e una cosa mi ha molto colpito: gli studi preliminari fatti dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale per valutare il fenomeno del bullismo a del cyber-bullismo a scuola evidenziano che su dieci ragazzi intervistati quattro percepiscono il cyber-bullismo come pericoloso… il che però significa che gli altri sei, invece, no. Questa è una cosa veramente sconvolgente: l’accanirsi contro una persona che per qualsiasi ragione è diversa dagli altri non viene percepito dai ragazzi, cioè da coloro che saranno il nostro futuro, come violenza. Anche tu che, come hai ricordato prima, stai in mezzo ai ragazzi, hai questa percezione?

D.N.: I dati che hai ricordato sono una cosa terribile, perché i sei ragazzi che non riescono a comprendere, a individuare che cosa è il bullismo probabilmente lo vedono come una ragazzata, come si chiamava il bullismo quando ero ragazzino io e alcuni fatti, anche se molto gravi, venivano archiviati, appunto, come ragazzate. Questa percezione falsata e distorta secondo me rimane. Il cyber- bullismo, poi, porta il bullismo “tradizionale” su un altro piano, perché (l’ho già detto in altre interviste e non mi stancherò mai di ripeterlo) anche ai miei tempi il soggetto preso di mira soffriva moltissimo, ma la forza di propagazione di questi fatti era limitata alla classe, alla scuola; il cyber- bullismo la eleva a un livello superiore, la rende propagabile all’infinito, perché una volta che un atto di bullismo è messo in rete e condiviso è quasi impossibile fermarlo e può portare danni ben oltre la scuola e la città, può avere commenti praticamente in tutto il mondo, amplificando a dismisura la sofferenza di chi, purtroppo, ne è vittima.

G.: Penso che questo libro dovrebbe essere letto nelle scuole, per lo meno in quelle secondarie: sei d’accordo?

D.N.: Io ti ringrazio. Ho raccontato questa storia, ti ripeto, senza voler dare giudizi, senza voler parlare specificamente del cyber- bullismo: se però può essere utile a qualcosa, ben venga…

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