Gainsworth Publishing- Sotto il segno del topo: chiacchierata con Valentina Santini, Direttore Editoriale

 

Esistono dei coraggiosi (o temerari?) che  decidono di fare spallucce al pessimismo dilagante nei tempi grami e tristi che stiamo vivendo e, lontani da ogni neghittosità, si rimboccano le maniche per realizzare i loro sogni.

Beh, sapete una cosa? Molte volte ci riescono, come dimostra la Gainsworth Publishing, nata poco meno di tre anni fa anche dalla forte passione per il genere letterario, a torto da qualcuno considerato minore (ovvero: poco redditizio…), “dell’avventura” e del fantasy. Aperta con entusiasmo anche ai nuovi Autori  (e con una spiccata simpatia per quelli italiani), questa piccola casa editrice ha messo la qualità al primo posto, puntando al divertimento del lettore senza farsi “distrarre” dalle mode, arrivando in tempi brevissimi a colpire il cuore di una fascia di lettori molto esigenti, come mi ha spiegato Valentina Santini, giovane ma determinato Direttore Editoriale della Gainsworth Publishing.

… E siamo solo all’inizio!

Ecco l’intervista a Valentina Santini, il cui sono originale trovate in alto, nella sezione audio di questa pagina

 Canzone consigliata: “The NeverEndig Story”, Limahl

 

Giancarla: Facciamo la classica domanda: chi, come, dove, quando e perché ha deciso di partire con questa avventura?

Valentina Santini: Diciamo che all’inizio è stata una scommessa e, soprattutto, una scommessa con un genere che in Italia oramai sembrava quasi abbandonato: “l’avventura”, in particolare “l’avventura fantastica”, il fantasy. Siamo nati in un momento in cui non si voleva più fantasy: c’era appena stato il boom dei baby scrittori degli anni duemila, però, purtroppo, l’Italia non ne voleva sapere più nulla. Eppure, nonostante il rifiuto della parte “tecnica”, quella delle case editrici e della distribuzione, abbiamo notato che il lettore, la nicchia forte di lettori del fantasy, comunque continuava ad esistere e ad esigere qualche prodotto di qualità, che fosse finalmente diverso dai soliti prodotti, rimacinati e proposti sempre dell’estero.

G.: Forse conviene fermarsi sulle cose che ha detto e mi sembrano già molto importanti: non certamente per coloro che sono già appassionati del genere, ma per tutti gli altri, possiamo definire il fantasy?

V.S.: Diciamo che si può finalmente dire che esiste un fantasy italiano, che siamo felici di proporre e portiamo anche come nostra bandiera di qualità e, soprattutto, di fantasia; non vogliamo più proporre soltanto “il bel libro da leggere”, ma che soddisfi il cliente – quindi il lettore – in tutti i suoi aspetti, a partire dalla parte materica e, logicamente, dalla storia.

G.: Tra l’altro ci sono delle copertine veramente molto belle, e anche questo denota una grande cura del prodotto finale: è un vostro marchio, o effettivamente lo richiede il lettore?

V.S.: Entrambe le cose: c’è la volontà di dimostrare la nostra attenzione al lettore dandogli un prodotto che lo soddisfi con tutti i sensi; poi c’è anche l’esigenza del lettore che, sì, legge “avventura” e quindi un genere di svago, ricreativo, ma che vuole comunque qualcosa che lo attiri, lo coinvolga, che faccia dire subito al prodotto qualcosa di importante e di diverso, qualcosa che gli faccia dire: “Finalmente mi siedo sul divano e leggo qualcosa che mi rapirà”.

G.: Certo, anche perché questo è l’aspetto sempre meraviglioso della lettura: la dimensione del viaggio…

V.S.: …Che secondo me inizia già dall’individuare il libro sullo scaffale, scoprirlo sul banchetto, sceglierlo fra tanti e dire “Quello lì forse tornerà a casa con me, forse sarà il mio compagno per qualche sera…”

G.: Anche questa è una annotazione molto interessante, considerando il tipo di “prodotto” (chiedo scusa per questo termine così volgare)

V.S.: Ma, molto banalmente, lo è: sempre di quello parliamo. Che poi si uniscano anche storie, emozioni, sentimenti, quelli sono un più che dà validità al prodotto: però il libro è sempre stato sia un “oggetto”, sia un portale magico per altri mondi e avventure!

G.: Allora parliamo del “prodotto” e della sua distribuzione: voi avete scelto un percorso molto moderno e forse anche un po’… avventuroso, tanto per giocare con le parole.

V.S.: Assolutamente sì: in quanto casa editrice di “avventura” non potevamo che buttarci in missioni avventurose e spericolate! Ci avvaliamo del canale tradizionale – la distribuzione libraria – ma ci appoggiamo moltissimo anche alla dimensione web, quindi ci affidiamo al passaparola, al legame che si crea effettivamente e direttamente con il lettore; diciamo che questo è anche uno dei punti di forza della nostra casa editrice, perché vediamo soprattutto il crearsi di questo legame molto forte sia fra noi e i lettori, sia tra i lettori e i nostri Autori. Così si salta direttamente la distribuzione “vecchio stile”, cui comunque non rinunciamo perché la riteniamo importante. Far fare al lettore la scoperta in libreria è un evento impagabile: come dicono famose pubblicità, “non c’è prezzo” per queste cose, però la possibilità di avere un contatto diretto, un dialogo, ha portato veramente a risultati molto più rapidi e molto soddisfacenti anche alla nostra parte più tecnico-commerciale.

G.: Avete individuato in questi due ambiti lettori diversi per età e formazione, o si sovrappongono?

V.S.: In generale tendono a sovrapporsi, perché il lettore che si riferisce a noi è già un lettore “particolare” (i nostri lettori, come ho detto all’inizio, sono lettori di nicchia), ma con il passare del tempo vediamo che il range si sta ampliando notevolmente, perché magari chi ci segue su internet poi ha il piacere di andare a comprare il libro di persona in libreria, e invece chi lo vede in libreria poi si informa su internet, legge le recensioni, i siti, e poi lo compra online… Quindi, ormai possiamo dire che non c’è più la divisione, che fino a qualche anno fa si percepiva, fra il lettore di libreria e il lettore web, chiamiamolo così: anzi, sono figure molto dinamiche e molto sovrapposte. Un’altra cosa molto interessante che abbiamo notato ed è oramai naturale quando siamo nelle Fiere, è il chiederci: “Dove si comprano gli E-book?” Fino a qualche anno fa era impensabile che qualcuno venisse ad uno stand “fisico” e chiedesse di acquistare un libro elettronico, cosa che invece adesso è diventata normalissima e ci fa veramente molto piacere.

G: Parleremo anche di questo, in riferimento al Salone del Libro 2015: però farei un passo indietro soffermandoci sulle famose sottocategorie, perché voi parlate di E-book, ma anche di G-book. Di che cosa si tratta?

V.S.: Il G-book è un libro di nostra invenzione, che coniuga l’esigenza di avere una distribuzione (quindi un prodotto fisico, concreto) con la praticità di un libro elettronico, che non occupi spazio ma che sia “regalabile”: “G-book”, infatti, sta per Gift-book, cioè il libro elettronico che si può, finalmente!, regalare, e non più i tristi codici che vengono spediti per email! E’ la possibilità di regalare al lettore moderno qualcosa che possa gustare e guardare, e quindi è dotato della stessa grafica in una piccola hard cover, che contiene una chiavetta dove si trovano tutti i maggiori formati di e-book. Ci teniamo a dire che non mettiamo DRM sui nostri prodotti perché li troviamo un abuso: il lettore deve poter usufruire del suo libro sul tablet, sull’e-reader, sul computer, senza per questo incorrere in epiche odissee per bloccare DRM che gli impediscono la copia su oltre tre dispositivi.

G.: Beh, mi sembra che siate assolutamente “ecumenici”, e lo dico senza alcuna ironia: cioè mi pare di capire che, comunque, ci sia in generale un amore per la diffusione della lettura.

V.S.: Sì, e infatti questo è uno dei nostri obiettivi principali: riuscire a far leggere e a fare divertire le persone. Spesso ci chiedono quali siano i significati nascosti nelle nostre opere o nella nostra mission, come si dice adesso: in realtà, la nostra missione è quella di divertire…! Non ci sono veri significati nascosti: certo, ogni opera è un discorso a sé, è un “mondo” a sé, ma tutto quello che noi vogliamo far capire dei nostri prodotti è che sono curati, amati e pensati per divertire. Infatti, tutto è nato per passione: come si dice, ahimè, di editoria non si campa felicemente…

G.: Eh, no…

V.S.: Bisogna fare tutto nell’ottica della passione, e quindi dare tutto il meglio che si può senza mai scendere a compromessi: se dovessi scendere a compromessi dovrei pubblicare il libro che va di moda perché vende di più, ma così verrei meno a quella che è effettivamente la missione della Gainsworth.

G.: … Che, tra l’altro, offre agli Autori degli spazi molto interessanti e importanti, specie agli esordienti: anche questa, utilizzando le sue parole, è una componente della vostra mission.

V.S.: Assolutamente sì: infatti, uno dei nostri desideri è proprio dimostrare che ci sono tante, nuove ed interessanti voci anche in Italia: non bisogna sempre ricorrere all’acquisto degli Autori stranieri, si possono trovare anche a casa nostra libri, persone e Autori veramente molto validi.

G.: Allora come funziona? Se io sono un Autore e desidero che pubblichiate il mio manoscritto, che cosa devo fare?

V.S.: Deve tenere d’occhio il nostro sito (http://www.gainsworthpublishing.com/: ndr) e quando apriamo le nostre selezioni: normalmente le apriamo per periodi molto brevi, perché veniamo letteralmente sommersi dagli scritti, però tendiamo sempre ad informare i nostri amici Autori con dovuto anticipo, in modo che si possano preparare per l’invio. Una volta inviato il manoscritto, diamo sempre la risposta di avvenuta ricezione: da qui inizia la lunga e travagliata fase di selezione. Noi siamo – lo dico – “crudelissimi”: abbiamo veramente delle selezioni ferree e cattive, lo diciamo e lo sanno i nostri amici, sia i lettori, sia gli Autori. Infatti spero proprio che nei prodotti si veda questa nostra “cattiveria” di selezione; è l’unica arma che si ha per cercare il meglio e proporre il meglio a chi vuole comprare uno dei nostri libri.

G.: Lei la chiama “cattiveria”, ma forse bisognerebbe definirla “rigore”, o “serietà”, sempre auspicabile in ogni settore della nostra vita… Accennavo, prima, al Salone del Libro di Torino 2015 perché ho verificato una grandissima affluenza al vostro stand: per voi è stata sicuramente una bellissima esperienza, ma è stata anche sorprendente, o ve la aspettavate?

V.S.: Diciamo che è sempre una sorpresa quando si vede l’affetto e la risposta del pubblico. Persone che sono venute apposta per noi sono veramente… Ci sono davvero momenti di commozione, possiamo dirlo… Vedere la fila per comprare i nostri libri è stata…sì, è stata veramente una bella sorpresa, anche perché non sono nemmeno tre anni che siamo “sul campo”, “in avventura”, e vedere ogni anno come si moltiplichi l’affluenza di persone è sempre una sorpresa… Ma credo che non finirà mai di stupirci la risposta del pubblico.

G.: Due parole sulla scelta del vostro nome: perché “Gainsworth”?

V.S.: Mah, è sia un gioco di parole, sia il desiderio di avere un nome che possa tranquillamente portarci anche al mercato estero senza per questo apparire stonati o impronunciabili. Il gioco di parole è appunto da “gain” e “worth”: “fare cose che valgono”, cose per cui vale la pena spendere del tempo. E infatti crediamo che tutti i nostri libri siano tutte opere che meritano il tempo che è stato investito e meritino di essere lette: quindi, nessuno spreco di tempo, ma solo cose che valgono sul serio.

G.: … Perfetto! Mi ha servito su un piatto d’argento la “terribile” domanda che le anticipavo fuori onda e cioè “programmi futuri”: come ho spiegato e dico con molta bonomia (non mi permetto di giudicare nessuno), ho sempre un po’ la pelle d’oca quando sento fare questa domanda, e invece a lei la faccio proprio perché siete così proiettati in avanti. Dunque: “programmi per il futuro”?

V.S.: E io la stupirò e dico che programmi per il futuro ne abbiamo e non ci spaventano! Adesso il nostro obiettivo principale è passare ad una distribuzione ancora più efficace: infatti stiamo prendendo più contatti anche in questo verso, per essere effettivamente presenti su tutto il territorio. La risposta del pubblico ci ha permesso di avvicinarci alla grande distribuzione e quindi il prossimo passo sarà, appunto, tentare di portare le nostre opere effettivamente in ogni libreria (cosa che per una piccola casa editrice è davvero una impresa titanica). In secondo luogo, abbiamo un bellissimo piano di pubblicazioni per i prossimi due anni e abbiamo anche delle sorprese con Autori già conosciuti, che l’anno prossimo pubblicheranno con noi: … non vi svelo molto altro, però!

G.: Speriamo di risentirci per ritornare sull’argomento. Adesso ho due domande flash: la prima è forse un po’ imbarazzante. Se lei dovesse consigliare ai nostri lettori, per avvicinarsi al genere, qualche titolo dei vostri, anche solo uno, che cosa sceglierebbe?

V.S.: Ecco, questa è una domanda veramente difficile, perché tutti sono scelti, tutti sono amati, quindi un po’ tutti sono nostri figli…! Io direi che bisogna seguire l’istinto, perché nessuno dei nostri libri, alla fine, delude: noi li amiamo tutti, abbiamo cercato di soddisfare ogni branca dell’avventura…

G.: L’ultimissima: chi è Ernie?

V.S.: Ernie è il nostro topolino di biblioteca, la nostra mascotte, che funge anche da interfaccia con il lettore: abbiamo pensato di creare un corrispettivo tra la “persona fisica” della casa editrice ed il divertimento, e che il dialogo con il lettore non sia sempre il solito e formale “Gentilissimo Editore”, ma ci possa anche essere una parte di gioco e di scherzo.

 

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