Questa è una storia (natalizia – e quindi un po’ zuccherosa) vera:“ Il Natale delle sedie”.


Il Natale delle sedie: audio (voce narrante: Giancarla Paladini)

Il Natale ha due specie: il Natale delle sedie piene e il Natale delle sedie vuote.

Il Natale delle sedie piene, tutte le sedie intorno al tavolo sono occupate; è il Natale delle grandi riunioni di famiglia, e non fa differenza se la famiglia è quella unita dai cromosomi, o dagli incontri della vita, o da entrambe le cose.

Il Natale delle sedie piene è quello delle tavole imbandite con le pietanze portate da ciascuno; è il Natale dell’ “Oddio, anche stavolta abbiamo esagerato!” e allora si fanno i fagottini degli avanzi, divisi con logica salomonica: il pezzo di lesso se lo porta via chi ha fatto le tartine, il salmone chi ha preparato il vitel tonné, eccetera, eccetera; i dolci, poi, lo stesso, perché sono stati fatti in casa e bisogna mangiarli presto, sono senza conservanti e altrimenti vanno a male.

Il Natale delle sedie piene è quello delle generazioni che festeggiano fianco a fianco: i nonni, i figli, i nipoti, quelli grandi, piccoli, quelli in arrivo: è il Natale che poi si sparecchia, si lavano i piatti e si carica la prima di una serie di lavastoviglie, e lo si fa tutti insieme perché – dice il proverbio – “chi mette la casa, mette tutto” e non si può lasciare che qualcuno sgobbi mentre gli altri si divertono. E poi il tavolo serve libero, perché la Vigilia dopo cena si va a Messa e al ritorno è troppo tardi per riassettare. E il giorno di Natale- il Natale delle sedie piene- il tavolo dopo pranzo serve libero, perché tutti insieme si gioca a tombola, a Mercante in fiera, a Uno, a briscola e c’è sempre chi protesta che “Ma io non vinco mai? ”.

Il Natale delle sedie piene è quello dei tanti pacchetti sotto l’albero, e non conta quanto costi il regalo, ma quanto sia azzeccato per chi lo riceve: e pazienza se c’è sempre qualcuno che ci trova una sciarpa, un profumo, un portachiavi, un paio di pantofole, che “Così non ti vedo più ciabattare per casa con quelle vecchie”.

A giro, si sa, questi regali toccano a tutti.

E se le sedie sono piene anche di bambini, allora questo è anche il Natale dei giocattoli rumorosi, delle macchinine telecomandate e degli strumenti musicali, perché ci sono sempre un nonno o uno zio con la passione per la musica, o anche solo con la voglia di ridere vedendo il nipotino che fa baccano con un tamburo che “…Ma chi ti ha detto di regalarglielo: adesso i vicini si lamenteranno e toccherà a me sopportarli!”.

Il Natale con le sedie piene anche di bambini è quello delle musichine di Natale che vengono dalle lucine cinesi dell’albero addobbato da settimane, allegre e tintinnanti, che si cantano insieme alle poesie imparate a scuola, perché nel Natale delle sedie piene anche di bambini c’è sempre un bambino che recita una poesiola, che ad ascoltarlo ti viene il magone, tanto è tenero mentre lo fa, magari salendo su una di quelle sedie…

Il Natale delle sedie piene è quello più fotografato (come canta quella vecchia canzone: “Scatto a mia nonna le ultime foto”); è il Natale del “Mettiti in posa!”. “Ma non riesco! Ci sono il cane, il gatto, il bambino: non stanno fermi, come faccio?” e allora si fa a turno, perché a turno si scatta una foto, che “Io con i selfie faccio sempre un macello…!”.

Il Natale delle sedie piene a volte diventa anche il Natale delle sedie prestate, perché capita che all’ultimo minuto arrivino altre persone (come in quella canzone: Aggiungi un posto a tavola, che c’è un amico in più), e allora si bussa ai vicini di casa, che magari hanno qualche sedia da riempire.

Il Natale delle sedie piene finisce sempre con una baraonda di sacchetti per metterci i fagotti degli avanzi e i regali, ma anche i bigliettini di auguri, perché il Natale passa, i regali si dimenticano, ma le parole d’amore che li accompagnano quelle no, quelle devono rimanere, che “Quando sarai grande ti farà piacere leggerle, vedrai”.

Il Natale delle sedie vuote, invece, intorno al tavolo ha, per l’appunto, alcune sedie vuote: a volte le sedie vuote sono tutte, meno una.

Talvolta, le sedie vuote sono semplicemente vuote perché si è andati ad occupare quelle offerte da altri attorno ad altri tavoli, e allora in casa regna un placido silenzio, che accoglierà al loro ritorno gli occupanti delle altrui sedie natalizie che, magari, si toglieranno finalmente le scarpe per indossare le pantofole nuove (“Guarda qua, come sono belle comode queste pantofole! Meno male che me le hanno regalate!”).

…Però, in verità, non sono pochi i Natali delle sedie vuote e, anzi, spesso, più che di sedie vuote, bisognerebbe parlare di sedie svuotate, perché chi le occupava in precedenza non c’è più, e nessuno è venuto a sedersi al suo posto.

È quieto, il Natale delle sedie svuotate: nessuna baraonda di pacchetti e pacchettini, nessun avanzo da riciclare (“Oggi mi faccio solo due tortellini in brodo, perché il brodo mi sistema lo stomaco, e poi un pochino di panettone e un dito di spumante, ma poco, che ho la glicemia alta!”).

È silenzioso, il Natale delle sedie svuotate: nessun giocattolo rumoroso, nessuno che grida da una stanza all’altra che “E’ pronto in tavola! Qualcuno grattugi il formaggio, grazie!”; nessuna musichina di Natale, nel Natale delle sedie svuotate, che “Di quelle diavolerie dei Cinesi non mi fido e poi, tanto, nemmeno ci sento più bene...”.

È sobrio il Natale delle sedie svuotate, pochi addobbi: un presepe che ha anche già i Re Magi, un alberello piccolo (ma “Tanto, qui chi viene a vederlo…”) e qualche nastro argentato, rimasuglio, forse, di antichi Natali con le sedie piene.

Avrebbe anche delle fotografie, il Natale delle sedie svuotate, ma sono quelle di altri Natali passati, con tutte le sedie occupate che bisognava chiedere ai vicini di prestarne qualcuna perché c’era sempre chi si aggiungeva all’ultimo minuto: e allora è meglio lasciarle stare dove sono, quelle fotografie, meglio lasciarle lì.

Finisce presto, il Natale delle sedie svuotate: il tempo di lavare la fondina dei tortellini, il bicchiere no, “Che magari poi, ma sì, poi bevo ancora un goccino di spumante: tanto…”.

Nel frattempo, dietro la porta di casa del Natale delle sedie svuotate, il Natale delle sedie piene si fa sentire con la sua confusione, gli odori della cucina, le musichine e i passi dei bambini che si rincorrono per casa.

E quando finisce anche il Natale delle sedie piene, nella casa del Natale delle sedie svuotate si sente benissimo che qualcuno, di là dalla porta dice: “…Ah, finito! Finalmente! Io, guarda, le Feste non le sopporto: troppo rumore, troppa confusione, troppo cibo… E poi è insopportabile l’obbligo di stare in famiglia, tutto il tempo a rimpinzarci di dolci e fare giochi cretini. E invece che bello sarebbe se oggi fossimo andati in montagna, a sciare: ma sì, tanto poi ci si vede tutto l’anno, ma le piste sono aperte solo adesso. E poi qui neanche nevica”.

Sorride, ascoltando nel suo silenzio, il Natale delle sedie svuotate: chi ha parlato ha la voce giovane e pensa che il Natale delle sedie piene durerà in eterno.

Invece potrebbe finire, approdare altrove e non tornare più…

Che bello sarebbe se ogni tanto il Natale delle sedie piene si accorgesse di quello delle sedie vuote e lo invitasse al suo tavolo e “aggiungi un posto a tavola, che c’è un amico in più…”.

E che bello sarebbe se tutti avessero un Natale delle sedie piene, che bello sarebbe se, almeno a Natale, tutte le sedie fossero piene o, almeno, riempite.

Lo so cosa state pensando: che questo è un pensiero melenso e colmo di zucchero e miele…

Ma, ragazzi, è Natale, è questo il tempo dello zucchero e del miele!

E -lo so, lo so, lo so – quello che ho detto è come chiedere un miracolo: ma- di nuovo- il Natale è il momento di credere nei miracoli!

E dunque, alla fine, il mio migliore augurio per tutti noi è: che le nostre sedie siano sempre occupate da chi amiamo davvero e da chi davvero ci ama.

Buon Natale!

(Giancarla Paladini)

Ph: archivio personale

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