Marco Malvaldi

con Marco Malvaldi Torino 2015Marco Malvaldi
Estate 2007.
Sono al mare, ne contemplo pigramente le morbide onde sfogliando un quotidiano – solo per rimandare la lettura sotto il sole di un paio di noiosissimi libri – quando l’occhio mi cade sulla recensione del romanzo di un giovane debuttante pubblicato da Sellerio. Basta già la garanzia di qualità offerta dai librini blu per farmi credere a scatola chiusa che siamo davanti ad uno bravo, specie considerando che l’Autore si cimenta nientemeno che con il difficile e, ahimè!, sempre più inflazionato genere “giallo”, ma ci sono altre cose, che nulla hanno a che vedere con dotte disamine letterarie, che attirano la mia attenzione.
Infatti Marco Malvaldi da Pisa, classe 1974, chimico,  esordisce con il romanzo “La briscola in cinque”, ambientato in una località marina in provincia di Livorno dal nome molto più adatto ad un posto sulle Dolomiti, che non sul Tirreno: l’Autore ha deciso di chiamare “Pineta” questo paesino che d’estate si affolla di gente e nel resto dell’anno si svuota, perché i turisti se ne vanno e anche perché qualcuno pensa bene, come dice l’Autore, di “incrementare il prodotto interno morto”.
E qui scatta la mia curiosità molto poco letteraria, perchè “E’ un luogo della fantasia”, avrei detto se da oltre un decennio non passassi i miei pochi giorni di libertà dalle ambasce quotidiane in un posto che a Pineta somiglia pericolosamente: come Pineta è in provincia di Livorno e come Pineta d’estate si affolla di gente e nel resto dell’anno letteralmente si svuota (ma spero  di cuore solo perché i turisti tornano a casa loro sani e salvi, mentre i residenti si godono pacificamente il loro angolo di Paradiso: sulla Terra, of course … ); così, l’individuazione della location finisce per diventare nella mia mente un rovello, un mistero nel mistero la cui soluzione potrebbe svelarmi solo un giallista sagace e arguto …
Quindi, riassumendo: siamo sempre nel 2007, sono sempre al mare (lo stesso di prima), ne contemplo, sempre pigramente, le morbide onde (che però non sono più, ovviamente, le stesse di prima), ma rispetto a poco fa ora so benissimo che leggerò questo romanzo scritto da un Pisano che sfida ogni inveterato campanilismo (coraggiosamente? Incoscientemente? Opportunamente? … Purtroppo, solo “provvisoriamente”, come scoprirò nei suoi successivi, in cui Pineta passa sotto la giurisdizione di Pisa).
Ed eccomi alle prese con questo nuovo librino blu: lo sfoglio, lo leggo, lo amo.
Ci metto poco a sentire nella mia mente la parlata dei protagonisti, tutta “c” aspirate, ferocissime battute e imprecazioni in dialetto toscano: e mi pare di sentire arrivare, dal bar della spiaggia dove mi trovo, le voci dei quattro “diversamente giovani” del BarLume, come li definisce Malvaldi: il nonno Ampelio Viviani, il Pilade Del Tacca, l’Aldo Griffa, il Gino Rimediotti, insieme a Massimo “il barrista” e alla sua procacissima banconista Tiziana.
Disposta a scommettere le mie poche vacanze sul suo mare che Malvaldi si farà strada (ma, in tutta onestà, nemmeno immaginando che molto presto lo avrebbero pubblicato fin negli Stati Uniti), “Devo intervistarlo, ‘sto qui” è l’ordine perentorio che mi do già dopo poche pagine.
Ci riuscirò, fortunatamente, e in più di una occasione: divertendomi come una matta, perché il sense of houmor di Malvaldi è veramente irresistibile.
A proposito di occasioni: se ve li siete persi, alla prima occasione leggete di Marco Malvaldi non solo la saga del BarLume, ma anche il delizioso “Odore di chiuso” (2011), giallo storico in cui a investigare dalle parti di Pineta (a Bolgheri, per la precisione) è nientemeno che Pellegrino Artusi, gourmet-gourmand in verità più interessato a scoprire la ricetta del polpettone zingaro che non a consegnare un assassino alla giustizia, “Milioni di milioni” (2012),  in cui nuovamente il classico giallo anglosassone viene condito in salsa toscana, e “Argento vivo” del 2013, geniale e funambolico romanzo noir in bilico fra la pochade e la commedia degli equivoci; a pubblicarli è sempre Sellerio.
Fra breve ragioneremo insieme anche del suo “La tombola dei troiai”.

… Ah, per la cronaca: un giallista sagace e arguto (indovinate chi?) mi ha svelato in tempi recentissimi il mistero attorno al vero nome di Pineta, la cui soluzione, scusate tanto, tengo tutta per me.

Canzone consigliata: “Una giornata al mare” di Paolo Conte, nella versione dell’Equipe 84

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